“Aziende sostenibili e modelli rigenerativi: è l’ora del RESET” – di Paolo Di Cesare

“Aziende sostenibili e modelli rigenerativi: è l’ora del RESET”
di Paolo Di Cesare, co-founder di Nativa
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Cinquant’anni fa Milton Friedman presentò al mondo la sua dottrina, in base alla quale le imprese socialmente responsabili devono concentrarsi su un unico obiettivo: massimizzare il valore creato per i loro azionisti. L’imperativo per i manager diventa dunque quello di concentrarsi esclusivamente su una sola variabile: il profitto. L’interpretazione monoteista introdotta da Friedman, che è espressione del paradigma che ha dominato l’umanità e il pianeta negli ultimi 50 anni, violava inconsapevolmente le leggi della fisica: nulla può crescere all’infinito in un sistema finito (come ad esempio la Terra) e qualsiasi sistema complesso che massimizzi una singola variabile inevitabilmente accelera fino ad autodistruggersi. In questa teoria dunque mancavano due variabili fondamentali: le persone e il pianeta. Oggi ne pagano il conto la società, in particolare le generazioni future, e la biosfera.

Nell’ultimo decennio sono emerse a livello globale alcune dinamiche che, come vere e proprie forze gravitazionali, ci indicano la necessità di premere il pulsante RESET rispetto al modello di capitalismo attuale e la possibilità di creare un nuovo modo di fare business, più sostenibile e umano. Le manifestazioni in piazza del movimento “Fridays for Future”, i messaggi lanciati da CEO e fondi di investimento internazionali sulla necessità da parte delle imprese di avere uno Scopo, la più recente sentenza olandese che obbliga Shell a ridurre le drasticamente le proprie emissioni sono solo la punta dell’iceberg di una trasformazione già in corso, che porterà a una radicale modifica del nostro modo di pensare e di agire e alla creazione di nuove idee e miti più adatti al XIX secolo.

Il mondo del business, in quanto forza quasi inarrestabile in grado di modellare il pianeta, non sarà esente da tale cambiamento. Le imprese leader dei prossimi anni saranno quelle che, pur generando profitto, creeranno reale valore nei confronti delle persone, dell’ambiente e della comunità di riferimento: un’azienda infatti può prosperare nel lungo termine solo se il territorio, la società e il pianeta in cui opera fanno altrettanto.

Se dunque negli anni a venire le aziende saranno chiamate ad affrontare sfide senza precedenti, la buona notizia è che esistono già degli strumenti in grado di accelerare esponenzialmente la transizione verso modelli sostenibili e rigenerativi. Modelli basati su un know-how sviluppato e testato in anni di studio, errori e vittorie da parte di aziende e organizzazioni che operano in tutto il mondo e che oggi hanno reso disponibile a tutte le imprese il risultato di questa esperienza.

Un esempio è il modello B Corp, incentrato sulla rigorosa misurazione dell’impatto dell’impresa, famoso per conferire alle aziende che raggiungono i più alti standard di performance ambientale e sociale l’omonima certificazione. In Italia aziende tra cui illycaffè, Aboca, Chiesi Farmaceutici, Davines, Save the Duck, Florim, Nativa, Danone Italia, Fratelli Carli, Herbatint, Damiano e Alessi sono solo alcune delle 4000 B Corp certificate nel mondo che hanno scelto di valutare il valore creato verso le persone e il pianeta con lo stesso rigore con cui si misura il valore economico, estendono agli stakeholder una considerazione generalmente riservata ai soli azionisti. 

La leadership italiana è confermata dall’istituzione dello status giuridico di “Società Benefit”, primo paese nel mondo a farlo dopo gli Stati Uniti. Questo modello permette di inserire nello Statuto le finalità di Beneficio Comune che l’azienda si impegna a perseguire, al pari del profitto, nei confronti dei diversi portatori d’interesse, differenziandosi così delle aziende tradizionali “non benefit” che hanno l’unico scopo di generare utili per gli azionisti.

Un vero e proprio laboratorio nazionale, con la capacità di convogliare la spinta innovativa e l’energia trasformativa proprie dell’impresa in una nuova direzione, permettendo di portare a compimento in due o tre anni un percorso di innovazione che altrimenti ne richiederebbe venti. Adriano Olivetti ha introdotto il concetto di Vocazione per rappresentare il senso di un’azienda oltre il profitto. Oggi, generazioni di imprenditori e manager italiani, ispirati da questa visione originaria, trovano in questi modelli strumenti concreti ed efficaci per accelerare l’evoluzione delle proprie aziende e del sistema economico verso paradigmi sostenibili e rigenerativi.

Giugno 2021